ANNUAL
INTRIGHI E VELENI
di CARLO MONNI
(con personaggi e concetti
di FABIO VOLINO)
Editor: GIUSEPPE FELICI
PARTE
PRIMA
LE
PIETRE DEL FATO
1.
La
palazzina si trova alla periferia di Berlino[1]
ed a prima vista sembra un comunissimo edificio adibito ad uffici, il che è
sostanzialmente vero, sennonché gli uffici sono quelli della Divisione tedesca
dello S.H.I.E.L.D. l’agenzia internazionale di spionaggio e mantenimento della
pace alle dirette dipendenze delle Nazioni Unite.
Nel suo ufficio il Direttore
Regionale Eric Koenig sta esaminando una serie di pietre brillanti multi
sfaccettate simili a smeraldi ma ciascuna di un diverso colore. Non conosce la
loro origine ma gli è bastato prenderne in mano una per capire che sono cariche
di un’energia misteriosa e molto, molto, pericolosa.[2]
Per questo ora sono state messe in uno speciale contenitore semitrasparente che
in teoria dovrebbe contenerla.
Se nella sua lunga vita, molto più
lunga di quel che si direbbe a vederlo, non avesse avuto a che fare con le cose
più strane, forse Koenig faticherebbe a credere a quanto gli è stato detto e
cioè che quelle pietre sono magiche e che sta cercando di impadronirsene Loki,
il cosiddetto dio dell’Inganno della mitologia norrena. D’altra parte, tra i
cosiddetti supereroi in costume presenti nella stanza ce n’è anche uno che dice
di essere il dio slavo del tuono, ma non è lui a parlare adesso:
-Le Pietre delle
Norne.- dice il mercenario superumano chiamato Maverick -Oggetti magici dotati
di un enorme potere. Le Norne sono tre…-
-So chi sono le
Norne.- taglia corto Koenig -Da bambino ero affascinato dalla mitologia
nordica. Dimmi qualcosa che non so.-
-Quello che posso
dirti è che nelle mani sbagliate questi bei gingilli possono combinare
disastri. Anni fa lo sciamano di una piccola tribù asiatica ne trovò per caso
una persa accidentalmente da Thor e per poco non conquistò mezza Asia.[3]
E più recentemente proprio una di quelle pietre ha risvegliato i poteri latenti
di Sir James Jaspers con conseguenze disastrose per Londra e non solo.-[4]
-Ho seguito
quell’ultima crisi.- replica Koenig pensieroso.
-Beh io ed il qui
presente bestione l’abbiamo vissuta in pieno, cocco, e ti posso dire che ce la
siamo vista davvero brutta.-
A parlare è stata la giovane
supereroina italiana chiamata Sun. I presenti hanno convenuto di parlare in
Inglese, lingua conosciuta da tutti, e Koenig ne è lieto perché se l’Inglese di
Sun è abbastanza buono, il suo Tedesco è atroce.
-Perdona l’irruenza
della mia giovane amica.- interviene Perun, il dio slavo del Tuono -Ella
comunque dice il vero, ma del resto è evidente che sei già persuaso della
pericolosità di quei gioielli o non ci avresti convocati qui, amico Koenig.
Devo dire che ora mi pento di aver ceduto alla seduzione di Loki ed avergli
permesso di avere le gemme mancanti.-
-Ci mancherebbe
solo che non lo fossi.- replica Koenig -Nel caso ti interessasse, ho fatto una
fatica enorme a convincere le autorità tedesche e svizzere a ritirare i mandati
di cattura contro di te.-
-Non che gli
sarebbe stato facile prenderlo.- commenta, sarcastica, Sonia Elios, alias Sun.
-Mi stavo chiedendo
perché uno come Loki avrebbe bisogno dell’aiuto di qualcuno per impadronirsi di
queste pietre.- borbotta Koenig.
-Pare che una
qualche sorta di incantamento gli impedisca di prenderle direttamente.- spiega
Perun.
-Il che
spiegherebbe perché i pochi testimoni hanno parlato della presenza di una donna
vestita di verde.-
-Quale donna
vestita di verde?- esclama Sun -Non c’era nessuna donna vestita di verde con
noi… a meno che…-
-Ascolta…- li
interrompe Maverick rivolto a Koenig -… apprezzo molto che tu ci abbia chiesto
di venire qui dopo averci tirato fuori dai pasticci a Berna,[5]
ma si dà il caso che stia per impegnarmi in un affare di natura personale[6]
e non ho voglia di perdere tempo se posso evitarlo. Veniamo al punto.
Prima che possa continuare, nella
stanza risuona una sirena d’allarme.
-Siamo sotto
attacco!- esclama Koenig.
Tutti pensano ad una cosa sola: le
gemme.
Il Palazzo della Lubyanka si trova
nell’omonima piazza di Mosca ed è la sede del F.S.B.[7]
il Servizio di Sicurezza
interna della Federazione Russa. L’attuale Direttore ad interim è il Maggior Generale Svetlana Yurevna Koslova,
una donna dai capelli biondi raccolti in uno chignon e un’età indefinibile
presumibilmente superiore ai quarant’anni ma impossibile capire di quanto. In
questo momento sta lavorando nel suo ufficio quando una porticina ben
mascherata in una parete si apre e ne esce una giovane donna dai capelli
ramati tagliati corti e vivaci occhi azzurri che indossa una tuta aderente
bianca con disegnato un ragno nero all’altezza del seno sinistro.
-Buongiorno
Compagna Direttrice.- la saluta
La Koslova la squadra con aria
severa e ribatte:
-Voi agenti Vedove
avete la brutta abitudine di fare entrate ad effetto per dimostrare quanto
siete brave ma con me non attacca, Olga Nikolaievna.-
La ragazza sostiene il suo sguardo e
replica:
-Voglio sapere che
ne sarà di me.-
-Intendi dire se
sei ancora la Vedova Bianca o se intendo toglierti il titolo per darlo a
qualcuna… diciamo più meritevole? Dovrei?-
Olga Nikolaievna Derevkova si morde
le labbra poi, dopo qualche attimo di silenzio, dice:
-Ho fallito con la
Romanova. Non sono riuscita ad ucciderla e mi ha sconfitto in combattimento.-[8]
Svetlana
scoppia a ridere:
-Tutto qui?-
ribatte -Credo che non ci sia uomo o donna in Russia e altrove che si sia
battuto con la Romanova e non sia stato sconfitto e nessuno ha pensato di
ritirarsi o è stato destituito per questo. Chiedilo alla Belova[9]
se non è vero.-
-Mi ha umiliata.-
Svetlana si alza in piedi e si
avvicina alla ragazza sfiorandole il mento e spingendola a sollevarlo.
-Ti riferisci all’averti
lasciata nuda e legata ai piedi del letto del mio predecessore mentre lui era
incatenato sopra nudo come un verme?-[10]
le chiede -Era lui che Natasha voleva umiliare, non te e ci è riuscita
benissimo. Ha anche avuto l’accortezza di proteggere la tua identità celando il
tuo volto con un cappuccio. Non eri tu il suo bersaglio.-
-Ma…-
-Niente ma.
Immagino tu voglia un’occasione di riscatto e l’avrai. Non mancano gli
incarichi adatti ad una coi tuoi talenti e ne ho giusto in mente uno.-
La Vedova Bianca comincia a
rilassarsi.
Non troppo lontano dal Palazzo della
Lubyanka sorge la nuova sede della Guardia d’Inverno. Pochi istanti fa uno dei
membri del gruppo, la mutante chiamata Esper, è svenuta dopo aver gridato:
-Stanno tornando!-
I membri
del più importante supergruppo della Federazione Russa hanno troppa esperienza
per sottovalutare quello che ha tutta l’aria di essere l’avvertimento di un
pericolo imminente. Senza indugiare il Guardiano Rosso la prende tra le braccia
e la porta sino ad divano dove l’adagia delicatamente.
-Come sta?- chiede Ekaterina Alexandrovna Bulikova,
l’attuale Stella Nera ufficiale.
-Sono lieto che t’interessi,- ribatte Valentin
Vladimirovitch Shatalov, togliendosi il casco della sua armatura di Airstrike.-
-Mi credi forse insensibile?-
-Non lo so, dimmelo tu.-
-Silenzio voi due!- intima il Guardiano Rosso -Si
sta risvegliando.-
Un
lieve gemito proveniente dalla ragazza sdraiata conferma le sue parole.
-Dove sono? Che è successo ?- chiede un po’ confusa.
-Questo dovresti dircelo tu, Elena Markovna.- le
risponde il Guardiano Rosso -Prima di svenire hai gridato che stanno tornando.
Hai sentito un pericolo? Chi sta tornando?-
Elena
Markovna Ivanova spalanca gli occhi in un’evidente espressione di terrore.
Sì!- esclama -Li ho visti! Li credevo tutti morti ma
non lo sono e stanno arrivando!-
-Chi, Esper?- incalza Shatalov -Chi sta arrivando?-
La
risposta gela praticamente tutti i presenti :
-Loro:l’Armiya Krasnyy[11]
2.
È Valentin Shatalov a rompere il
silenzio:
-È una
follia: l’Armiya Krasnyy è un progetto morto da tempo.-
-Quindi
sai cos’è.- commenta Katrina Bulikova.-
-Quando
ero al G.R.U.[12] ne sentii parlare da un vecchio ufficiale: 24 soggetti, uno per ogni lettera dell’alfabeto
greco accoppiata al colore rosso, resi superpotenti ma divenuti mentalmente
instabili e per questo messi in animazione sospesa in un luogo segreto ai tempi
di Breznev.-
-Ne ho sentito parlare anch’io.- conferma Boris
Bullsky che indossa, elmo a parte, l’armatura della Dinamo Cremisi -... ma è
solo una leggenda creata ad arte. In realtà ci furono solo Epsilon Krasnyy e Omega Krasnyy.-[13]
-Questo è
quel che volevano farci credere.- puntualizza Katrina -Gli altri 22 guerrieri
esistono. Io li ho visti.-
-Ha
ragione.- le dà manforte Elena -Stalyenko[14] mi
usò per rintracciarli ma grazie a Dio la Guardia d’Inverno di allora, con
l’aiuto di mio padre, li fermò.-
-Che ne è
stato di loro?- chiede Shatalov.
-La
montagna siberiana dov’era la loro base crollò e loro vi rimasero sepolti.[15] Fino
ad oggi avevo creduto che ne fosse sopravvissuto solo uno, mi sbagliavo.-
risponde Katrina.
-Sapevi
che uno di loro era vivo?- esclama Shatalov -Dov’è adesso?-
-E chi lo
sa?- ribatte la ragazza -Lo conoscevate tutti: il suo nome in codice era Zeta Krasnyy ma per noi era Fantasma.-
-E tu lo
sapevi… sapevi che il tizio che ha disertato abbandonandoci nel bel mezzo della
crisi di Ultron[16] era uno psicopatico
assassino e non ci hai detto niente.-
Nella voce di Shatalov si mescolano
rabbia e rimprovero.
-Non
dovevate saperlo. È stata una decisione di Menikov.- ribatte Stella Nera.
-Un'altra
delle sue discutibili decisioni che gli si sono ritorte contro. Inutile
recriminare adesso. Facciamo il punto della situazione: diamo fiducia a Esper e
diamo per scontato che anche gli altri compagni di Zeta Red siano vivi. Omega
Red è in prigione…-
E mio
padre non si unirebbe mai a loro… non volontariamente.- aggiunge Esper.
-Ci
restano, quindi 22 potenziali avversari.- puntualizza il Guardiano Rosso.
-Ventuno:
Alpha Red è stato ucciso personalmente da Menikov.-[17]
precisa Katrina.
-Un’altra
delle cose che non dovevamo sapere?- ribatte Bullsky.
-Ventuno o
Ventidue poco cambia.- commenta Shatalov -Sono sempre troppi. Se solo potessimo
trovarli prima che colpiscano… Esper, credi di poterli rintracciare coi tuoi
poteri telepatici?-
-Ci sto
già provando…- risponde la giovane donna -… ma ogni contatto si è interrotto.
Devono avere tra loro un telepate in grado di schermare i loro pensieri. Chissà
come ho fatto a captarli prima? L’ultima cosa che ho sentito è stata una
parola.-
-Che
parola?- chiede, con una certa apprensione nella voce, il Guardiano Rosso.
- Svod.-
Si fa presto a parlare di confine
tra Russia e Cina ma a volte si perde di vista il fatto che quel confine è
lungo ben 4.250 chilometri. La sezione occidentale di questo confine è lunga
solo 100 chilometri è delimitata ad ovest dal triplice confine con il
Kazakistan e ad est dal triplice confine con la Mongolia ed è proprio in
quest’ultimo punto d’intersezione fra le tre nazioni che delle sbalordite
guardie di frontiera vedono arrivare una donna dai lunghi capelli neri
completamente nuda.
La sorpresa è ancor più grande se si
pensa che la temperatura media in questo periodo dell’anno da queste parti è di
15 gradi centigradi e che la donna sembra essere arrivata dall’entroterra
cinese a piedi.
Non è umana, pensano quasi
all’unisono le guardie di tutte e tre le nazioni e l’impressione è aumentata
quando la donna alza la testa e li fissa con occhi rossi e brillanti.
Pochi istanti dopo la zona risuona
di urla di puro terrore. Quando sono cessate, la donna riprende il suo cammino
senza guardarsi indietro.
Berlino è una città che ha visto molte
stranezze nella sua lunga esistenza ma poche come l’uomo e la donna in costume
che, accompagnati da un orso bruno parlante e una tigre antropomorfa che
indossa una calzamaglia rossa, si trovano a bordo di un veicolo con le insegne
dello S.H.I.E.L.D. che sta per atterrare sul tetto della sede tedesca di
quell’organizzazione.
-Grazie
del passaggio, Yuri.- dice Laynia Petrovna l’originale Stella Nera, rivolta al
pilota del veicolo.
-Nessun
problema, Laynia Sergeievna.- replica Yuri Ivanovitch Petrovitch -Quando il
Direttore Koenig mi ha chiesto di portarvi da lui, non ho perso tempo. Per
fortuna ero già a Francoforte.-
-Siamo gli
schiavetti dello S.H.I.E.L.D. adesso.- borbotta Nikolai Krylenko, il vero
Vanguard se lo chiedete a lui.
-Devi
sempre lamentarti, Nikolai.- lo rimprovera bonariamente sua sorella -Prendi
Misha e Ilyusha:[18]
non appena hanno ricevuto la chiamata, hanno prontamente risposto senza
brontolare.-
-A dire la verità, smaniavo per un po’ d’azione.-
confessa candidamente Tigre Siberiana.
-Spero che ci spiegherai dove sei scomparso poco
dopo il nostro arrivo a Ramstein.-[19]
chiede Vanguard.
-Un’altra volta, magari.-
Laynia
si rivolge di nuovo a Yuri:
-Hai idea del perché Koenig voglia vederci?-
-Nessuna.- risponde lui -Mi ha solo detto di portarvi
qui.-
-Mi chiedo…-
Le
riflessioni di Stella Nera dovranno aspettare perché improvvisamente sotto di
loro si ode un rumore di vetri infranti ed un uomo precipita da una finestra.
3.
Svod una parola che in Russo significa cupola o cripta e
che è anche, molto appropriatamente, il nomignolo non ufficiale dato al carcere
per supercriminali della Federazione Russa situato nella Siberia Occidentale.
La sua esistenza e la sua esatta ubicazione non sono ancora di pubblico dominio
ma questo non è un ostacolo per chi è dotato di telepatia e cosi, ecco che
questa fortezza si ritrova sotto attacco di ben 21 guerrieri superumani vestiti
di rosso.
Le guardie carcerarie sono
assolutamente impreparate a reagire ad un assalto di questo genere e cadono
rapidamente. In pochi minuti il cosiddetto Esercito dei Red si è impadronito
della Svod mentre i suoi difensori
sono morti o comunque neutralizzati.
Senza esitare gli invasori seguono
il loro leader, il telepate Ni Red, lungo un certo corridoio fino ad una
specifica cella.
“È qui.” dice telepaticamente ai suoi.
Il massiccio Lambda Red strappa
senza sforzo apparente la porta metallica- All’interno un uomo biondo con un
costume simile al loro. Sembra addormentato ma improvvisamente apre gli occhi.
“Bentornato tra noi Omega Red.” lo saluta Ni Red.
A Berlino, nella sede locale dello
S.H.I.E.L.D., è una donna a spingere la porta dell’ufficio del Direttore ma è
un uomo ad entrare, un uomo che buona parte dei presenti riconosce :
-Loki!- esclama
Perun -Cosa fai qui, marrano?-
-Solo un
bestione senza cervello come te poteva fare una domanda dalla risposta così
ovvia.- replica il dio dell’Inganno -Voglio le gemme, le Pietre delle Nome.
Datemele e nessun altro si farà male.-
La risposta di Eric Koenig è
evidente quando estrae la sua pistola ma, giusto per esser chiaro, afferma:
-Non se ne
parla proprio. Ora arrenditi pacificamente o…-
-Ah… Eric
Koenig!- esclama Loki sorridendo -Sì, so chi sei: la Morte ti conosce bene:
l’hai evitata molto spesso e l’hai data ad altri altrettanto spesso. Forse non
oggi, però.-
Avanza verso di lui e Koenig gli
spara una, due volte ma senza effetto.
-Che
misero dio sarei se bastasse una semplice pallottola a fermarmi non credete?-
ribatte Loki.
Perun si frappone tra lui e Koenig e
si prepara a colpirlo con la sua ascia ma il suo avversario gli afferra il
polso e contemporaneamente lo fissa negli occhi.
-Tu!-
esclama, sorpreso, il dio slavo del Tuono -Tu sei…-
Loki lo tocca sul petto e Perun
urla. Un attimo dopo ai piedi di Loki giace la figura esanime di Valery
Sovloyev, l’identità umana di Perun.
-Cosa gli
hai fatto, maledetto?- esclama Sun.
-Gli ho
solo restituito l’umanità che tanto bramava.- è la risposta -Purtroppo per lui,
dovrà godersela da morto.-
-Io ti…
ti…-
Piena di rabbia, Sun spedisce contro
Loki una scarica di energia solare ma il suo avversario non ne è minimamente
scosso.
-Tutto qui
quel che sai fare?- ribatte l’altro -Penso che ti darò un assaggio della tua
stessa medicina.-
L’energia danza tra le dita del dio
dell’Inganno che la plasma in una sorta di palla che rilancia verso la ragazza.
Seguendo il proprio istinto Maverick
la spinge di lato e si prende in pieno il colpo venendo proiettato contro la
finestra. Un attimo dopo si ritrova a precipitare verso terra.
Nel
suo ufficio al penultimo piano della sede della Kronas Inc. a Mosca City, il
nuovo quartiere finanziario della capitale russa, la responsabile della
sicurezza della società, Yelena Andreievna Brement, riflette. Da quando i suoi
superiori al G.R.U. le hanno chiesto di infiltrarsi nell’entourage del
presidente della multinazionale, il Generale in congedo Aleksandr Vassilievitch
Lukin, suo vecchio caposezione nel servizio segreto militare, è stata testimone
del fatto che a Lukin piacciono le belle donne ed è molto disinvolto nel
trattare i suoi affari. Entrambe le cose possono essere discutibili ma non
costituiscono di per sé un pericolo per la sicurezza della Rodina.[20] Lukin
è troppo in gamba per farsi sfuggire segreti industriali con la prima escort
che si porta a letto, non l’ha fatto nemmeno con lei.
Tuttavia
Yelena ha la sensazione che ci sia qualcosa in Lukin, qualcosa di più di quel
che si vede ad occhio nudo, qualcosa d’importante.
-Cosa nascondi Aleksandr Vassilievitch?- si chiede a
mezza voce.
Qualunque
cosa sia il suo compito è scoprirlo.
4.
Mentre
piomba verso il suolo Maverick pensa che la sua non è stata esattamente una
buona idea: grazie anche alla sua armatura ha sopportato l’energia solare di
Sun ma dubita fortemente che il suo potere di assorbire l’energia cinetica lo
possa proteggere da una caduta da una simile altezza. Le donne sono sempre
state il suo punto debole.
Improvvisamente una figura femminile
volante lo afferra interrompendo la sua caduta.
-Stella Nera!- esclama lui -Sei la gioia dei miei
occhi, lo sai?-
-Non puoi evitare di fare il buffone, Nord?- ribatte
Laynia Petrovna.
-E deludere le mie innumerevoli fan? Non sia mai!-
Laynia
fa una smorfia ma non risponde. Porta Maverick sul tetto e lo lascia scivolare
a terra mentre il velivolo dello S.H.I.E.L.D. atterra e gli occupanti ne
scendono rapidamente.
Il
mercenario tedesco scorre lo sguardo sui presenti e dice:
-Ma guarda un po’: la Guardia d’Inverno in esilio.
Non ditemi che siete il nuovo supergruppo tedesco adesso. Come vi fate
chiamare: Euroforce? No, credo che quel nome sia già preso. Magari Winterschutz.-[21]
-Adesso Basta!- esplode Ursa Major -Mentre perdiamo
tempo con questo buffone, di sotto qualcuno potrebbe morire.-
-Winnie the Pooh ha ragione.- ammette Maverick
-Seguitemi, vi spiegherò tutto mentre raggiungiamo l’ufficio di Koenig. Spero
siate pronti a combattere un dio.-
Molto
lontano da lì una donna completamente nuda prosegue il suo cammino. Mosca è
lontana, lo sa, ma nulla le impedirà di raggiungerla e allora… allora qualcuno
pagherà per ciò che le è successo.
A
Berlino, nella sede locale dello S.H.I.E.L.D., Loki si rivolge a Eric Koenig:
-Dammi le Pietre delle Norne e nessun altro morirà.
Hai la mia parola.
-Come se valesse qualcosa la parola di uno che si fa
chiamare dio dell’Inganno.-ribatte l’altro.
Loki sorride e ribatte:
-Forse hai ragione: il tempo degli inganni è finito,
è ora che sappiate chi sono veramente: non Loki, il dio dell’Inganno…- la sua
figura muta trasformandosi in quella di una donna che indossa un costume verde
con fregi neri, un lungo mantello ed un copricapo elaborato che le nasconde
parzialmente il volto -… ma sua figlia Hela, dea della Morte.-
-Ho idea che non ci abbiamo guadagnato molto nel
cambio.-
A
parlare è stato Maverick, apparso sulla soglia dell’ufficio assieme a Yuri
Petrovitch e agli esiliati della Guardia d’Inverno.
-Ah Maverick…- ribatte Hela -… sentivo che non avevi
ancora varcato i cancelli del regno dei morti, ma è inevitabilmente quel che
accadrà a te ed i tuoi amici se vi ostinerete ad opporvi a me.-
-Tutti dobbiamo morire prima o poi.- dice Yuri
Petrovitch -Magari sarai tu a farlo per prima.-
Le
spara ma la dea della Morte ride mentre i proiettili l’attraversano senza
danni.
-Stolto, credevi davvero di poter uccidere la Morte?
Per il tuo affronto, prenderò la tua miserabile vita!-
Stella
Nera l’avvolge in un bozzolo di Forza Oscura ma Hela si libera facilmente.
-Patetici mortali…- dice -… credete davvero che i
vostri miseri poteri possano fermare una dea di Asgard?-
Con
una specie di ruggito Tigre Siberiana la assale ma Hela lo ferma mettendogli
una mano sulla faccia.
Qualcosa
la colpisce sbilanciandola. È stato Ursa Major. Hela lo fissa poi lo sfiora con
un dito e Mikhail Ursus urla come se gli stessero strappando l’anima.
È
un orso quello che comincia a cadere ma è un uomo che raggiunge il pavimento.
-Volete ancora opporvi a me?- chiede Hela ridendo.
Improvvisamente
il sacchetto che porta alla cintura comincia a vibrare e contemporaneamente fa
lo stesso il contenitore delle altre gemme sulla scrivania di Koenig.
Il
sacchetto si stacca dalla cintura e il contenitore si solleva dalla scrivania.
All’unisono si muovono l’uno verso l’altro sino a toccarsi. Si aprono e le
gemme si dispongono in cerchio diventando sempre più luminose. Finalmente si
sono riunite.
-Che mi venga…-
Non
sapremo mai cosa avrebbe detto Maverick perché rimane senza parole mentre la
luce emessa dalle gemme aumenta costringendo i presenti a chiudere gli occhi o
volgere lo sguardo.
-Ma cosa succede?- urla Vanguard.
-Non lo so.- risponde Koenig -Nulla di buono, temo.-
La
luce è ormai insopportabile per chiunque ma non per Hela che allunga le mani
verso le gemme mormorando:
-Mie. Sono mie, finalmente.-
Laynia
riesce a malapena a vedere la scena proteggendosi con la Forza Oscura. Per un
attimo le sembra che alle spalle della dea della Morte ci sia qualcun altro, un
volto luminescente.
L’impressione
cessa quando le gemme smettono di brillare e nell’aria si produce uno squarcio. In quello squarcio appare il volto di un
uomo dalla lunga barba e lunghi capelli bianchi con l’occhio destro coperto da
una benda
-Wotan!- esclama Koenig.
-Padre Odino!- Gli fa eco Hela.
Colui
che Eric Koenig ha chiamato Wotan e che altri chiamano Odino parla con voce
solenne:
-Adesso basta. Questa sciarada troppo a lungo è andata avanti. È ora che
le Pietre tornino alle giuste proprietarie.-
Dallo
squarcio escono tre donne che indossano lunghe tuniche e cappucci che ne
nascondono il volto. Tendono le mani e una ad una le magiche pietre cadono nei
loro palmi.
-Non è giusto!- protesta Hela -Ho bisogno delle
Pietre se voglio riconquistare il mio regno, quel regno che tu stesso mi hai
affidato, Padre di Tutti.-
-Il tuo regno riavrai, figlia di Loki…- dice improvvisamente una delle Norne -… ma senza le nostre gemme e senza allearti all’Oscuro Signore dal volto
di fiamma.-
-Come… come fate a…?-
-Noi siamo le Norne.- è la criptica risposta.
-Il tempo delle parole è
finito.- proclama Odino -Tu verrai ad Asgard,
nipote, ed affronterai il tuo fato, così ho deciso!-
C’è
un improvviso lampo di luce e quando è cessato, Odino, Hela e le Norne e le
loro Pietre sono scomparsi.
-Ci avete capito qualcosa voi?- chiede retoricamente
Maverick.
-Io ho capito solo che i miei amici sono morti per
nulla .- ribatte Stella Nera con voce amara.
In
quel momento si odono dei gemiti ed i tre supereroi caduti si muovono.
-Sono vivi!- esclama Vanguard.
Valery
Sovloyev si alza e mentre lo fa muta in Perun. Sun corre ad abbracciarlo.
-Credevo di averti perso brutto bestione.- gli dice
mentre le lacrime le rigano le guance.
Mikhail
Ursus grida:
-Sono di nuovo umano!-
-Mi fa piacere Mikhail, davvero. So quanto
importante fosse per te riavere la tua umanità…- gli dice Vanguard sfilandosi
il mantello e porgendolo al compagno che è nudo come un verme -… ma ora
copriti, per favore. Metti in imbarazzo le ragazze.-
-Oh, io non sono affatto imbarazzata.- replica Sun
staccandosi da Perun e ridacchiando mentre Mikhail Ursus si allaccia il
mantello intorno alla vita. -Io ho di nuovo la mia vecchia forma.- commenta
Tigre Siberiana rendendosi conto di essere mutato anche lui -Sono più umano
adesso.-
-Sono contenta per entrambi.- dice con tono sincero
Laynia Petrovna -… ma mi chiedo: sapremo mai cos’è davvero successo qui oggi?-
La
sua domanda è destinata a rimanere senza risposta.
FINE
PARTE PRIMA
PARTE
SECONDA
ALFABETO
MORTALE
1.
Svod,
una parola dolce, che scivola facilmente tra le labbra di chi la pronuncia. Svod, una parola corta ma dal
significato pesante. Vuol dire cripta o cupola ed è la traduzione quasi
letterale del termine inglese Vault
che negli Stati Uniti è la designazione non ufficiale del primo carcere
costruito appositamente per detenere superumani[22]
ed è questo che è la Svod per la
Federazione Russa.
Se la Volta è stata costruita tra le
impervie montagne del Colorado, la Cripta sorge nella Siberia Occidentale, in
una zona altrettanto, anzi di più, distante da ogni insediamento umano per
garantire che gli speciali prigionieri siano adeguatamente isolati dal resto
della popolazione.
È qui che atterra un elicottero con
le insegne del F.S.B. da cui scende, tra gli altri, un uomo di circa
cinquant’anni dai capelli bianchi, il fisico atletico l’aria austera come i
suoi abiti ed un’espressione grave sul volto.
-Raccontatemi
tutto.- chiede ai pochi, ancora visibilmente sconvolti, uomini e donne che gli
si fanno incontro.
-C’è poco
da raccontare.- replica quello che sembra il più alto in grado -Erano una
ventina, indossavano tutti dei costumi simili e tutti avevano superpoteri. Ci
sono piombati addosso superando le nostre difese come se non esistessero e… ma
il resto può vederlo lei stesso sui monitor di sorveglianza, Dottor Orekhov.
Vladimir Vladimirovitch Orekhov,
consulente scientifico del F.S.B., segue l’uomo in una saletta con tutta una
serie di schermi su cui scorrono le immagini del recente scontro. Vedendole
l’uomo si la sfuggire poche parole:
-Армия
Красный.-[23]
-Cosa ?-
chiede l’impiegato accanto a lui.
-Nulla,
nulla.- minimizza Orekhov nascondendo la sua preoccupazione.
Ricorda benissimo il cosiddetto Esercito
dei Red. Era dalla loro parte l’ultima volta, nei panni del Dottor Volkh,
assieme ai suoi Bogatyri, ma da allora ha capito che errore tremendo avesse
fatto.
-Hanno
liberato solo Omega Red?- chiede.
-Solo lui
e nessun altro. I pochi altri prigionieri sono ancora tutti nelle loro celle
speciali.
Orekhov riflette: si sono presi il
disturbo di liberare quello psicopatico omicida di Arkady Gregorievitch
Rossovich e questo vuol dire che hanno in mente qualcosa di grosso.
Deve chiamare il Cremlino, la Lubyanka
e la Guardia d’Inverno sperando che non sia ormai troppo tardi.
In un ufficio del Cremlino entrano
due uomini, di cui uno in uniforme, e una donna. Sono i direttori dei tre
servizi d’informazioni russi: S.V.R.[24], G.R.U. e F.S.B. ed è proprio la Direttrice di
quest’ultimo
a parlare per prima tendendo la mano verso l’uomo seduto ad una scrivania
davanti a loro:
-Alexei
Mikhailovitch, è un piacere vederti qui.-
Alexei Mikhailovitch Vazhin si alza
galantemente e stringe la mano della donna.
-Anche per
me è un piacere rivederti, Svetlana
Yurevna. Ho appena saputo che sei stata confermata Direttrice del F.S.B., la
prima donna in quell’incarico, complimenti.-
Il Maggior Generale
Svetlana Yurevna Koslova accenna un sorriso.
-Non fare il modesto Alexei Mikhailovitch.- replica
-So benissimo che mi hai raccomandata tu al Presidente e lui ti ha ascoltato.
Sono certa, però, che come prima donna in quel ruolo avresti preferito la tua
protetta, il Maggiore Debra Vavara Levin, che, purtroppo non è… disponibile.-
-Sei brava con gli eufemismi, amica mia: Debra
Vavara è stata fatta sparire dal tuo predecessore dopo la sua cattura in
seguito ad un generoso quanto sfortunato tentativo di liberarmi dalla Lubyanka.[25] Tu lo
sai perfettamente, non girarci intorno.-
-Ho inviato una squadra a recuperarla al Campo 17 ma
era vuoto. I prigionieri erano spariti e così uno dei direttori. L’altro era
morto e con lui tutte le guardie. In quasi tutti i casi è stata una vera e
propria esecuzione. Qualcuno di molto spietato era arrivato prima di noi.-[26]
-So che non mi stai ingannando, Svetlana. Resta il
fatto che di Debra… del Maggiore Levin, non si sa più niente.-
-Se posso interrompere queste divagazioni
personali….- interviene l’uomo in abiti civili -… il fatto che tu sia qui,
Alexei Mikhailovitch, vuol dire che hai accettato l’offerta del Presidente di
un posto nel Consiglio di Sicurezza?-
-La cosa ti mette a disagio, Pavel Kirillovitch?-
ribatte Vazhin.
-Niente affatto.- replica Pavel Kirillovitch
Sorokin, Direttore del S.V.R. -Ho sempre collaborato bene con
te, lo sai. Meglio sicuramente che con quell’arrogante buffone di Menikov.-
-Ed
è per parlare del suo operato che vi ho chiamato qui.- continua Vazhin -Voglio
il vostro aiuto per rimediare ai danni che lui ha fatto.-
Prima che possa proseguire, i
cellulari di tutti e quattro cominciano a squillare.
Il suono assordante di una sirena si
ode per tutta la palazzina che ospita il quartier generale della Guardia
d’Inverno.
Stella Nera e Airstrike entrano nella
sala riunioni e ci trovano il Guardiano Rosso che sta guardando uno schermo
panoramico su cui campeggia il volto di Vladimir Orekhov.
<<…
e questo è tutto quello che so.>> sta dicendo lo scienziato.
<<Stanno arrivando i Red, vero?>> chiede Airstrike.
Il Guardiano Rosso annuisce poi
aggiunge:
-E c’è di
peggio: hanno liberato Omega Red.-
-Questo
può darci un problema in più. Commenta Katrina Bulikova -Oltre a doverci
difendere dai suoi poteri, intendo: due dei nostri compagni di squadra sono
suoi figli.-
<<Temi che ci si rivoltino contro?>> ribatte Valentin
Shatalov <<Dubito che Omega Black e Omega White
provino sentimenti filiali nei suoi confronti… sempre che provino qualsiasi
sentimento per chiunque. Sono tra le persone più prive di empatia che abbia mai
conosciuto.>>
-E te ne
intendi parecchio, immagino.- lo punzecchia Katrina.
<<Non quanto te, Regina di Ghiaccio.>>
-Basta,
voi due!- interviene il Guardiano -Siete i capi di questa squadra e dovreste
pensare al pericolo imminente, non alle vostre beghe personali.-
<<Hai
ragione come sempre, Guardiano.>>ammette Shatalov <<Voglio tutta la
squadra in assetto da combattimento qui tra dieci minuti.>>
Sempre che bastino, riflette Alexi
Shostakov.
2.
Nella sua camera da letto
nell’appartamento messole a disposizione dalla Fondazione Xavier a Francoforte sul Meno, Laynia Petrovna si sveglia con una
brutta sensazione nell’animo, come un sogno i cui contorni si fanno evanescenti
al mattino. Scaccia il pensiero e volge lo sguardo verso l’uomo sdraiato al suo
fianco, che invece dorme tranquillo e beato. Rinuncia a svegliarlo: si merita
un lungo riposo dopo tutto quello che ha passato.
Silenziosamente Laynia si alza dal
letto e si reca in bagno. Mentre l’acqua calda le scivola sulla pelle, ripensa
alla notte appena trascorsa. Né lei né Mikhail si aspettavano quel che è
successo: l’unione di due solitudini si potrebbe dire.
È lieta che almeno per il momento
non dovrà parlarne con lui. Una forma di vigliaccheria, certo, anche se non è
pentita di quanto è accaduto.
Sempre silenziosamente Laynia si
veste, si annoda i capelli a coda di cavallo e si infila un paio di occhiali.
Ora è pronta ad affrontare un’ordinaria giornata di lavoro alla nella sua nuova
identità di Ljudmyla Petrenko.
Esce
dall’appartamento lasciando Mikhail Uriokovitch Ursus
ancora addormentato.
Il velivolo
dell’Esercito dei Red scivola silenzioso nel’aria. Nessun occhio umano od
elettronico può vederlo, nessuno strumento, per quanto sofisticato e preciso
possa essere, può percepirne la presenza. Si accorgeranno di esso e dei suoi
occupanti solo quando sarà ormai troppo tardi.
A bordo Omega Red
si è ormai acclimatato coi i suoi nuovi compagni di squadra e dopo fin troppo
tempo, almeno dal suo punto di vista, assapora la libertà e l’opportunità di
fare ciò che gli riesce meglio: uccidere.
-Siamo sopra Mosca.- annuncia Delta Red, il pilota.
“Ottimo!” è il commento di Ni Red, il capo, che comunica solo
telepaticamente “Ricordate: colpite senza
alcuna pietà. Se qualcosa o qualcuno cercherà di fermarci noi lo distruggeremo
senza alcuna esitazione. Oggi noi insegneremo a questa città ed ai governanti di questa nazione il significato della parola
paura.”
Non ho certo bisogno di incoraggiamento
per uccidere qualcuno, pensa, ridendo, Omega Red.
La donna dai lunghi capelli neri ha
fatto un lungo percorso ma finalmente ha raggiunto un insediamento umano i cui
abitanti sgranano gli occhi stupiti di fronte alla vista di una donna completamente
nuda che sembra essere arrivata sin lì a piedi da chissà dove.
La donna fa qualche passo avanti
ancora, poi crolla a terra con un lieve gemito. Un uomo in uniforme da
poliziotto si fa avanti e si china su di lei.
-È… è
viva?- chiede un altro accorso al suo fianco.
-Sì.-
risponde l’altro -Direi che è solo svenuta per la stanchezza. Smettila di
guardarla come se non avessi mai visto una donna nuda in vita, ragazzo… il che,
ripensandoci, potrebbe anche essere vero. Dobbiamo portarla dentro, al caldo.-
Detto questo, l’uomo solleva tra le
braccia la ragazza svenuta e la porta verso l’edificio vicino. Alle sue spalle
il poliziotto più giovane non può non chiedersi chi sia e da dove venga la
donna in questione, senza contare un’altra domanda: come ha fatto a
sopravvivere nelle sue condizioni?
3.
L’aeronave appare improvvisamente
sopra le guglie del Cremlino atterrando proprio in mezzo ai palazzi del potere.
Coloro che ne scendono sembrano assolutamente indifferenti agli uomini armati
che gli si fanno incontro minacciosi.
“Theta Red, tocca a te adesso.” ordina Ni Red.
Il suo compagno fa un gesto con la
mano e davanti a lui si crea una sorta di campo di forza che respinge i
proiettili sparati contro di lui e gli altri rimandandoli indietro.
Gli uomini in uniforme cadono
colpiti dalle loro stesse pallottole mentre Omega Red, senza aspettare ordini
si fa avanti succhiando letteralmente la vita agli altri.
Improvvisamente si ode una voce
stentorea:
-Fermi in
nome della Federazione Russa!-
A parlare è stato il Guardiano Rosso
ai cui lati stanno gli altri membri della Guardia d’Inverno. Immediatamente
alla sua destra Airstrike, alla sinistra Stella Nera e poi tutti gli altri a
semicerchio.
È sempre Ni Red a rispondere;
“Noi non riconosciamo alcuna Federazione
Russa, solo l’Unione Sovietica : lo Stato che voi avete tradito.”
<<Un interessante punto di vista non privo di
qualche verità, te lo concedo…>> replica Airstrike <<… ma rimane il fatto che noi vi impediremo anche solo di provare
a rovesciare il nostro governo.>>
“Allora morirete.”
-Mio Dio
che paura!- ribatte Stella Nera rilasciando spire di Forza
Oscura contro i suoi avversari.
In un attimo si scatena lo scontro.
Da quando gli è stata offerta l’opportunità
di diventare il nuovo Airstrike Valentin Vladimirovitch Shatalov ha passato
almeno un paio di brutti momenti: contro lo Spirito Rosso “infettato” da Ultron
e il folle James Jaspers[27] e
contro gli alieni che hanno di recente invaso la Terra.[28] In
entrambi i casi è sopravvissuto ed ha imparato qualcosa. Di una cosa è certo:
meglio sfidare la morte ogni giorno che marcire in una cella per il resto della
sua vita e sa che i suoi due compagni, Boris Bullsky, che ha scambiato
l’armatura di Titanium con quella della Dinamo Cremisi, è l’attuale Powersurge,
un tempo noto come l’Unicorno, la pensano come lui.
Quelli davanti a loro sono avversari
difficili, estremamente potenti e fin troppo numerosi.
<<I tuoi ordini,Capo?>> gli chiede Bullsky.
<<Uno solo: colpiteli senza pietà con tutto
quello che avete.>>
ribatte lui.
I membri della Guardia d’Inverno non
se lo fanno ripetere due volte e scattano senza esitare. Il primo problema che
devono affrontare è che hanno di fronte 22 avversari molti dei quali sono più
potenti di loro. Come affrontarli e vincere?
Airstrike spara ripetute scariche di
repulsori contro gli aggressori. Non guarda nemmeno i simboli sui petti di chi
combatte. Non ha importanza chi sono, ma riuscire a sconfiggerli. Valentin
Shatalov non si considera un uomo buono, ha commesso cose di cui non è fiero ma
questi uomini sono molto peggio, privi di ogni pietà. Deve combatterli.
Dinamo Cremisi si sente trascinare a
terra. Uno dei suoi nemici è un telecineta e un altro lo prende a pugni con una
forza capace di intaccare la sua armatura. Boris Bullsky reagisce allo stesso
modo.
<<Fatevi sotto!>> urla <<Non ho paura di voi,>>
Milos Masaryk ha scelto da anni la
Russia come sua seconda patria e ora deve difenderla da nemici terribili. Dal
terzo occhio sulla sua fronte parte un raggio di forza che scompagina parte dei
Red ma altri gli saltano addosso e lo sommergono.
Il nome con cui è nata in una
cittadina della Germania Orientale è Sylvia Engel, quello che le ha imposto il
suo mentore quando sono emersi i suoi poteri mutanti è Omega Black.[29] Per
un certo tempo è stata il Cavaliere di Apocalisse Pestilenza.[30] Quando è èntrata nella Guardia d’Inverno
l’hanno chiamata Vanguard. Tanti nomi e una sola donna che sta per incontrare
il suo destino.
Omega Red la nota mentre usa i
tentacoli che le escono dal petto, così simili a quelli che usa lui, tentacoli
che indeboliscono coloro che ne vengono colpiti proprio come i suoi.
Seguendo un impulso improvviso le si
para davanti dicendo:
-Stai
cercando di imitarmi, troietta?-
Nessuna risposta. Omega Red sorride
sinistramente e rilascia contro di lei i suoi feromoni mortali ma
sorprendentemente per lui non hanno alcun effetto su di lei.
Perplesso Arkady Rossovich chiede:
-Chi sei?-
-Mi hanno
detto che sono tua figlia.- è la risposta.
Dopo un attimo di perplessità lui
ribatte:
-Davvero?
È possibile: mi sono sbattuto tante di quelle donne in tutti questi anni, che
lo volessero o meno, che qualche bastardo devo essermelo lasciato dietro per
forza.-
L’assoluta indifferenza con cui
Omega Red ha pronunciato queste parole fa scattare qualcosa nella ragazza. Per
la prima volta da tempo nei suoi occhi brilla la luce di un’emozione.
-Ti
ucciderò.- dice
-Sul
serio? Credevo che il desiderio nascosto di voi ragazze fosse uccidere la madre
e scoparvi il padre. Non stai sbagliando bersaglio, ragazza?-
I tentacoli di Sylvia si avvolgono
attorno al suo collo e Omega Red smette di ridere. Per qualche secondo annaspa
poi le sue dita si stringono su quei filamenti liberandosi mentre
contemporaneamente i suoi tentacoli afferrano la ragazza attirandola a sé.
-Bel
tentativo.- le dice -Peccato che tu non fossi abbastanza forte da riuscirci.-
-Un
risultato però l’ho ottenuto.- replica Omega Black -Ti ho distratto dagli altri
ed ho permesso a lui di agire.-
-Lui?-
Una mano passa attraverso il petto
di Omega Red seguita da un’altra e poi da un’intera figura umana in un costume
bianco che lo copre dalla testa ai piedi, la figura di un uomo che a poco a
poco si solidifica.
Arkady urla e crolla a terra ed ode
a malapena la risposta della ragazza che dice di essere sua figlia mentre
indica l’uomo che oggi chiamano Fantasma ma che non molto tempo fa usava il
nome di Omega White:
-Mio
fratello. Avevi ragione, sai ? Non sono l’unica bastarda che ti sei lasciato
alle spalle… papà.-
Ma Omega Red non è più in grado di
sentirla.
4.
Il Guardiano Rosso lancia il suo scudo ma
quello chiamato Theta Red lo respinge rimandandoglielo addosso.
Solo l’agilità ed anni di
allenamento permettono ad Alexi Alanovitch Shostakov di evitare che la sua
stessa arma lo colpisca. Riesce ad afferrare lo scudo a mezz’aria, fa un doppio
salto mortale e piomba al suolo sulle punte, trovandosi di fronte un mezzo
gigante con la lettera lambda sul petto che gli sferra un micidiale diretto.
Ancora una volta è la sua agilità a
salvarlo da un colpo che l’avrebbe quasi sicuramente ucciso. Sferra un gancio
sinistro all’addome del suo avversario ma è come colpire il classico muro di
mattoni. Lambda Red non solo non sembra averne subito danni, ma riesce ad
afferrarlo nella cosiddetta stretta dell’orso.
Il Guardiano reagisce rapidamente
colpendolo ad entrambe le orecchie e il suo avversario lo lascia andare. Alexi
non perde tempo: lo colpisce al mento con lo scudo e contemporaneamente gli
sferra una ginocchiata all’inguine.
Non resta a vedere se la sua
strategia ha avuto successo: salta oltre e si trova di fronte Theta Red il
telecineta.
I due avversari si fissano negli
occhi per un lungo, interminabile, secondo, poi Theta Red muove la mano destra.
Troppo tardi: il Guardiano Rosso è già saltato via ed il solo risultato
dell’azione del Red è che Lambda è proiettato contro un muro vicino poi il
Guardiano lo colpisce con un calcio al mento ed abbatte anche
lui.
Alexi si rimette in piedi e si trova
di fronte altri due avversari, stavolta con le lettere Omicron e Sigma. Si
prepara a combatterli ma i due crollano improvvisamente, abbattuti da qualcosa…
o meglio: qualcuno… alle loro spalle.
Il Guardiano Rosso non ha mai visto
l’uomo davanti a lui, non nel costume che indossa ora ma capisce chi è dal
simbolo sul petto.
-Tu sei
Zeta Red!- esclama -Quello che noi conoscevamo come Fantasma. Perché ti sei
rivoltato contro i tuoi compagni?-
-Da molto
ho capito che la loro è pura follia.- risponde l’altro -Il mondo è cambiato e
noi siamo obsoleti ormai. Tutta questa morte e distruzione deve essere fermata
prima che sia troppo tardi.-
Il Guardiano Rosso si guarda intorno
e replica:
-Benvenuto
a bordo ma spero che ormai non sia davvero troppo tardi… per noi.-
Elena Ivanova non ha avuto vita facile fin da
quando è nata si può dire. Suo padre era stato modificato geneticamente per
sopravvivere nello spazio profondo e l’esperimento era riuscito così bene che
da allora non è stato più in grado di sopravvivere sulla Terra senza uno
speciale supporto vitale.
Che le modifiche genetiche di suo
padre siano responsabili della sua mutazione, Elena non lo sa, quello che sa è
che come mutante dotata di notevoli doti telepatiche è stata cacciata
praticamente da chiunque finché, non del tutto spontaneamente a dire il vero,
non è entrata nella Guardia d’Inverno col nome di Esper.
Ora è in piedi di fronte ad uomo con
un costume rosso sul cui petto spicca la lettera greca “Ni”.
“Perché ti opponi a noi, tu che sei figlia di
uno di noi?” le
chiede telepaticamente quest’ultimo.
“Mio padre non era uno di voi.” replica Elena allo
stesso modo “Vi ha combattuti, ha cercato
di fermarvi ed io farò lo stesso .”
“Se stai con i nostri nemici, allora seguirai
il loro stesso fato, figlia di Epsilon Red.”
I due telepati rimangono immobili
l’uno di fronte all’altra. Solo lievi gocce di sudore che imperlano la loro
fronte tradiscono il loro sforzo.
Il loro duello si svolge in un piano
di realtà diverso. Se potessimo vedere le loro rappresentazioni astrali, le
vedremmo avvinghiate l‘una all’altra fin quasi a confondersi. Vedremmo anche
qualcosa di oscuro avvicinarsi a loro e fondersi nella massa. Infine una figura
si stacca mentre un'altra diventa evanescente e scompare lentamente.
Nella realtà che tutti conosciamo Ni
Red si accascia a terra senza un grido.
Ekaterina Aleksandrovna Bulikova,
Stella Nera, osserva il campo di battaglia: i suoi compagni si stanno battendo
bene ed hanno anche ottenuto qualche successo ma i nemici sono tanti e la loro
forza potrebbe non bastare.
Una voce risuona direttamente nella
sua mente:
“Sei pronta,
figlia mia ?”
“Sono pronta a fare il tuo volere, mio
Signore.” risponde
lei.
“Molto bene. Ora io ti darò il potere necessario a
sconfiggere i tuoi nemici. Nessuno deve ostacolare i miei piani per questa
dimensione.
Tu sarai il veicolo
attraverso cui eserciterò il mio potere. Lasciati andare e ricorda: tu sei
tutt’uno con la Forza Oscura. Tu sei la FORZA OSCURA!”
Stella Nera chiude gli occhi: sente
il potere fluire dentro di lei, riempirla, trasfigurarla. È suo, solo suo.
Ricorda le parole del suo Oscuro Signore:
“Tu sei tutt’uno con la Forza Oscura. Tu sei la
Forza Oscura!”
-Io sono
una sola cosa con la Forza Oscura! Io sono la FORZA OSCURA!- grida
Il potere erompe da lei come un
torrente in piena e travolge quel che trova sulla sua strada, impetuoso ed
inarrestabile.
Katrina riapre gli occhi. Davanti a
lei il cosiddetto Esercito dei Red, la temutissima Armiya Krasnyy, si dibatte in
spire di Forza Oscura.
-Patetici mortali. Vi credevate potenti, ma non
siete nulla per me. Nulla!- esclama.
I suoi compagni la osservano
stupefatti. Quella che hanno davanti non è più Stella Nera: di lei rimane solo la
silhouette di una donna dai capelli fluttuanti, una forma apparentemente
composta di pura Forza Oscura.
Una cappa di quella stessa Forza
Oscura ha ormai inghiottito l’intero Esercito dei Red e si ripiega su se stessa
scomparendo nel nulla.
Il Guardiano Rosso si rialza a
fatica in piedi e corre verso la creatura che era Katrina Bulikova gridando:
-Katrina!-
Lei replica:
-Alexi?-
Improvvisamente torna
normale e crolla tra le braccia del Guardiano. Alle loro spalle accorrono anche
gli altri membri della Guardia d’Inverno.
È Airstrike il primo a parlare:
<<È…?>>
-È viva.-
risponde Alexi Shostakov -È solo svenuta per lo stress.-
Stress, pensa Valentin Shatalov, lo
stress di aver appena usato un potere incommensurabile per annientare in pochi
istanti nemici che si ritenevano invincibili. Un potere di cui avere paura, un
potere di cui lui ha paura.
FINE
PARTE SECONDA
PARTE
TERZA
FORZA
OSCURA, OSCURO SIGNORE
1.
Sdraiata sul lettino di un
ambulatorio medico Ekaterina Aleksandrovna Bulikova chiede:
-Allora,
Dottore?-
Il medico a cui si è rivolta, che
sotto il camice bianco porta una divisa dell’Esercito, guarda ancora i
risultati degli esami e risponde:
-Beh…
Maggiore Bulikova... io…-
Gli occhi di Katrina diventano due
pozze nere mentre dice:
-Pensa che io sia perfettamente sana e pronta a
riprendere il mio lavoro.-
-… penso
che lei sta perfettamente sana e pronta a riprendere il suo lavoro.- ripete il
medico.
-Grazie
Dottore.- lo saluta Katrina ed esce dall’ambulatorio.
Ha ancora molto da fare per conto
del suo Oscuro Signore, pensa.
Nella
sua dacia appena fuori Mosca, Vladimir Maksimovitch Menikov riflette sul suo
fallimento. È bastata una sola giornata per decretare la sua caduta e sa bene
di chi è la colpa: quella maledetta Natalia Alianovna Romanova, così ostinata
nel non voler accettare di essere stata rimpiazzata come Vedova Nera da una più
giovane ed affidabile. La ammirava, un tempo, come ha potuto essere così
stupido? E poi, naturalmente, c’è Vazhin, lui e tutti i suoi amici. Tutto
quello che aveva pianificato è svanito nel nulla per colpa loro. Lo hanno reso
ridicolo e questo ha portato alla sua destituzione. Non gli resta più niente
ormai.
Il
suo cellulare squilla e lui risponde prontamente una volta riconosciuto il
numero:
<<Ciao, Vova.-[31] dice
una voce di donna che lui ben conosce <<Vorrei che tu facessi una cosa per me.>>
La
donna parla e lui ascolta attentamente. Ora sa cosa deve fare e lo farà .
Farebbe qualunque cosa per lei dopotutto
In un ristorante di Mosca un uomo e
una donna stanno pranzando insieme. Lui ha più di cinquant’anni, capelli neri
che stanno ingrigendo e una benda nera sull’occhio destro. Lei ha più quarant’anni e capelli biondi raccolti in uno chignon.
Il
loro linguaggio del corpo rivela familiarità di lunga data. È evidente che sono
vecchi amici e forse, in passato, qualcosa di più che amici.
L’espressione
sul volto di Svetlana Yurevna
Koslova è un segno abbastanza evidente del suo attuale sconcerto.
-Se non l’avessi visto con i miei occhi non so se ci
avrei creduto.- dice -22 superumani scomparsi nel nulla come se non ci fossero
mai stati. Quanto è potente Stella Nera?-
-Molto più della precedente, questo è certo.-
risponde Alexei Mikhailovitch Vazhin -Temo che il suo potere sia fuori di ogni
scala.-
-È paura quella che sento nella tua voce, Alyosha?-[32]
chiede la Koslova.
-Solo gli stupidi non hanno mai paura, Lana. Spero
che mi concederai di non esserlo.-
-Non ho alcun dubbio al riguardo e… ti dirò che ho i
miei motivi per temere Ekaterina Aleksandrovna.-
-E quali sarebbero?-
Il
viso di Svetlana Koslova si fa cupo mentre risponde:
-Non posso dirtelo. Anche solo dirti quello che ho
appena detto mi è costato uno sforzo enorme ma dovevo provare ad avvertirti.-
-Avvertirmi di cosa?- chiede ancora Vazhin -Cosa ti
turba, Lana?-
Sul
volto della donna un’espressione concentrata, poi i suoi lineamenti si
rilassano e le labbra si distendono in un sorriso mentre risponde:
- Assolutamente nulla, mio caro Alyosha. Tutto sta
andando benissimo. Sono contenta che tu sia qui con me a festeggiare la mia
promozione a Colonnello Generale e Direttore del F.S.B. e adesso facciamo onore
a questo delizioso filetto.-
Sembra
sincera, pensa Vazhin, e questo rende la cosa molto più preoccupante.
2.
Eliminatrice,
un burocratico eufemismo per killer, assassina e altre varianti per indicare
quello che la giovane dai capelli ramati sa fare meglio: uccidere chi il suo
governo vuole che sia ucciso. Omicidi mirati li chiamano: il Presidente decide
che qualcuno è un pericolo per la sicurezza della Federazione e chiama il
Direttore del F.S.B. e il Direttore chiama lei. Non è l’unica, ovviamente, ma è
la migliore, così le hanno detto e per provarglielo le hanno dato un costume
bianco come la neve ed un nome in codice: Vedova Bianca.
Ogni
servizio ha un suo Agente Vedova: il G.R.U. ha Yelena Kostantinovna Belova, la
Vedova Nera, l’S.V.R. Anastasia Fyodorovna Balanova, la Vedova Rossa, e l’F.S.B. lei, la
Vedova Bianca.
Il suo vero nome è Olga Nikolaievna Derevkova e la si
potrebbe definire una figlia d’arte, perché sua madre, Anna Olegovna Derevkova,
era anche lei una spia in tempi ormai lontani, prima che lei nascesse, quando
le cose erano molto diverse.
Olga Nikolaievna allontana i ricordi e si concentra sul
suo bersaglio. Alla Vedova Bianca vengono assegnate le eliminazioni più
complesse e difficili da compiere. Da quando è in servizio Olga ha compiuto
missioni in Cecenia, Daghestan, Ossezia del Sud e perfino in Ucraina, ma questa
è solo la seconda volta che gliene viene affidata una nella capitale.
Il bersaglio… è più facile se lo chiama così,
spersonalizzarlo evita i sensi di colpa dopo… si sta dirigendo verso un noto
ristorante. Si è fermato ad un angolo come se aspettasse qualcuno e dopo
qualche minuto la sua attesa è ricompensata perché dal ristorante esce una
coppia: un uomo e una donna non più giovani.
La ragazza spalanca la bocca riconoscendoli: il vecchio
Direttore del F.S.B. Alexei Mikhailovitch Vazhin, l’uomo che l’ha arruolata, e
l’attuale Direttrice Svetlana Yurevna Koslova, la donna che le ha dato il suo
attuale incarico. La cosa non manca di ironia pensando a chi è il suo
bersaglio, bersaglio che ora si sta muovendo.
Attraverso l’occhio del mirino del suo fucile di
precisione Dragunov SVU-A, la Vedova Bianca vede la
perplessità sul volto di Vazhin quando riconosce l’uomo che gli sta venendo
incontro, perplessità sostituita dalla comprensione delle sue intenzioni.
Non è più il momento di indugiare,
pensa Olga. Il suo dito indice accarezza il sensibile grilletto della sua arma
e il colpo parte.
Alexei Vazhin rimane perplesso
quando vede Vladimir Maksimovitch Menikov venire verso di lui. Cosa potrà mai
volere? Si chiede, poi lo vede estrarre una pistola e puntargliela contro e non
ha più dubbi.
Spinge via dalla linea di tiro
Svetlana Koslova e questo gesto di galanteria potrebbe costargli caro, visto
che potrebbe non aver il tempo di evitare la pallottola di Menikov.
Quella pallottola non arriva mai
perché la testa di Menikov esplode come un melone prima che possa sparare.
A chiunque altro sarebbero saltati i
nervi a quella vista ma non ad un veterano come Alexei Vazhin. Mentre si
avvicina al cadavere ha già capito molte cose: ad uccidere Menikov è stato con
quasi assoluta certezza un proiettile calibro 6.5×54mmR a frammentazione sparato da un Dragunov SVU-A munito di
silenziatore. Vazhin ha pochi dubbi su chi possa aver sparato. Rimane una
domanda: chi l’ha mandata e perché?
Mentre aiuta Svetlana Koslova a
rialzarsi, le sussurra:
-Sei
stata tu a mandare la Vedova Bianca alle costole di Menikov, è così per forza.-
-Ha
importanza?- replica la donna.
-Che
tu volessi Menikov morto non m’importa un accidente. Quel che m’interessa
davvero è come facesse a sapere che sarei stato qui a cena quando io l’avevo
detto solo a te. Hai qualche idea?-
Svetlana non risponde.
Katrina Bulikova vede la testa di
Elena Ivanova, seduta davanti a lei, sussultare come se fosse stata colpita da
un proiettile sparato da lunga distanza. Quasi istintivamente volge lo sguardo
verso la vicina finestra pur sapendo che non è stato sparato nessun proiettile,
non lì perlomeno.
Guarda la giovane telepate che si è
portata le mani alle tempie e sul cui viso è disegnata un’espressione sofferente
e chinandosi su di lei, dice semplicemente:
-È
morto, vero?-
-
Sì.- è l’altrettanto semplice risposta di Elena -Ho sentito la sua morte come
fosse la mia. Un’esperienza terribile.-
-So cosa vuol dire morire: l’ho provato in prima
persona…- replica Katrina accarezzandole il volto -… e sai che ti dico?
Preferisco dare la morte piuttosto che riceverla.-
Elena
rimane colpita da quelle parole così dure e fredde, contrastanti col gesto
d’affetto di poco prima: Katrina è decisamente una donna complessa.
È
nel suo appartamento che sono ora: Katrina l’ha voluta lì per seguire quello
che avrebbe fatto Menikov e lei ha obbedito senza discutere, anche se
partecipare ad un assassinio le ripugna decisamente. Il fatto è che prova per
quella donna una devozione assoluta e per Menikov deve essere stato lo stesso o
non avrebbe fatto quello che ha fatto.
Come
se le avesse letto nel pensiero, Katrina dice :
-Se Vova fosse riuscito nel suo intento, mi sarei
sbarazzata di uno dei pochi esseri umani in grado di resistere al mio potere di
seduzione e tutti avrebbero pensato alla vendetta di un uomo meschino e
frustrato a cui erano saltati i nervi contro colui che considerava il
responsabile delle sue disgrazie. Oh beh, è andata così ormai.-
-Che intendi fare adesso?- le chiede Elena.
Katrina
sorride mentre la vestaglia che indossa diventa il costume di Stella Nera e
risponde:
-Vazhin è in gamba: se non l’ha già fatto, capirà
presto da dove è venuto l’attacco nei suoi confronti e questo vuol dire che dovrò
accelerare i tempi. Vieni!-
-Dove andiamo?-
-Ad impadronirci della Guardia d’Inverno.
3.
Appena entrano nella sala riunioni della sede della Fondazione Xavier a
Francoforte sul Meno gli eroi esiliati russi e i loro recenti alleati,
l’italiana Sun e il tedesco Maverick, tutti in costume tranne Mikhail Ursus,
non sono tanto sorpresi di trovarci la Direttrice Esecutiva di quella stessa
Fondazione Jean Grey ed il suo compagno, l’industriale multimiliardario e X-Man
Warren Kenneth Worthington III alias Arcangelo, quanto che con loro ci sia
anche l’Agente dello S.H.I.E.L.D. Yuri Ivanovitch Petrovitch.
-Ti hanno trasferito qui da Mosca in pianta
stabile?- gli chiede, con tono un po’ acido, l’ex Ursa Major.
-Casomai da Kiev.- ribatte quieto Yuri -Non ti hanno
detto che lo S.H.I.E.L.D. è stato espulso dalla Federazione Russa, Compagno
Ursus? Anche se, a dire il vero, stiamo trattando un ritorno. Ma non è di
questo che volevamo parlare con voi, lascio volentieri al riguardo la parola
alla Dottoressa Grey che lo spiegherà meglio di me.-
-Grazie, Agente Petrovitch.- esordisce Jean -Sarò
breve, anche perché ad alcuni di voi ne aveva già accennato proprio l’Agente
Petrovitch quando si sono trasferiti qui: la Fondazione Xavier ha deciso di
stabilire nelle principali nazioni del Mondo sia una sede dell’Istituto Xavier
per un’Istruzione Superiore che delle… squadre di pronto intervento per mutanti
in difficoltà.-
-Un modo per dare qualcosa da fare anche a tutti gli
X-Men in eccesso?- commenta, cinico, Maverick
-Ci state proponendo di diventare X-Men?- esclama
Sun -Non ci posso credere!-
-E perché no?- interviene Warren -Siete tutti
mutanti dopotutto.-
-Io non sono un mutante.- ribatte Perun -Sono un
dio.-
-E dove va lui, vado io.- aggiunge Sun -Qualcuno
deve pur impedirgli di combinare guai.-
-Invero, mia dolce amica…- replica il dio slavo del
Tuono -… non credo di aver bisogno di quella che voi mortali chiamate baby
sitter. Pur tuttavia, la tua compagnia mi è assai gradita.-
-Non vedo problemi.- interviene ancora Arcangelo
-Abbiamo una politica di apertura verso i non mutanti ormai. La nostra parola
d’ordine è: mai più ghetti. La presenza di Perun sarà più che benvenuta, non è
vero, Jean?-
-Verissimo.- ribatte la rossa telepate.
-Quindi saremmo la filiale tedesca degli X-Men?-
interviene Stella Nera -Non è bizzarro, visto che siamo cinque russi,
un’italiana ed un solo tedesco?-
-Quando gli X-Men furono riformati anni fa, il solo
americano nel gruppo era il mio ex marito,[33] per
cui non vedo problemi.- ribatte Jean -Sia la Fondazione che gli X-Men sono
associazioni private e non sono tenute a rispettare quote o sciocchezze
simili.-
-La proposta mi lusinga, lo ammetto…- dice Maverick
-… ma al momento sono impegnato con un affare molto personale e sto per partire
per gli Stati Uniti.-
-E non contate neppure su di me.- aggiunge Mikhail
Ursus -Sono appena tornato umano e non ho nessuna voglia di ritrasformarmi in
un gigantesco orso bruno per poi scoprire che non posso più tornare indietro.
Grazie ma ora voglio godermi la vita.-
-Misha…- comincia a dire Stella Nera sfiorandogli un
braccio.
-Non cambierò idea nemmeno per te, Laynia.-
-L’offerta, comunque, è sempre valida.- puntualizza
Warren.
-Mi chiedevo: lui che c’entra?- interviene Vanguard puntando
il dito contro Yuri Petrovitch.
-Lo S.H.I.E.L.D. ha convenuto di metterci a
disposizione le sue risorse in cambio del vostro aiuto qualora fosse
necessario.-
-Un po’ come è avvenuto a Berlino l’altro giorno.-
interviene Yuri.
-Insomma ci userete per cavare dal fuoco le castagne
troppo bollenti per voi.- ribatte Vanguard -Nulla di nuovo, tutto sommato.
-Ok, abbiamo capito tutti.- taglia corto Sonia Elios
-Dove dobbiamo firmare?-
Inizia
una fase nuova per loro, pensa Laynia Petrovna, si stanno lasciando il passato
alle spalle e ancora non sanno cosa ha in serbo il futuro ma lo scopriranno.
La
ragazza nota col nome in codice di Vedova Bianca trae un lungo sospiro e
riflette. La prima parte del suo incarico è stata facile tutto sommato: doveva
uccidere Vladimir Menikov prima che uccidesse Alexei Vazhin ed è quello che ha
fatto. Non sta a lei chiedersi come facesse Svetlana Yurevna Koslova a sapere
che sarebbe accaduto, lei è solo un’esecutrice, un’eliminatrice e nulla di più,
non deve chiedersi perché, i perché possono essere pericolosi a volte.
Eppure
c’è una domanda che non può fare a meno di farsi, una che riguarda la seconda
parte del suo incarico: perché la Direttrice del F.S.B. le ha indicato proprio
quel bersaglio? A quale folle gioco sta giocando?
Valentin
Vladimirovitch Shatalov indossa la sua armatura di Airstrike e si appresta a
lasciare il suo alloggio quando il suo sguardo cade sull’armadio dov’è appesa
la sua vecchia divisa da Colonnello Generale delle Forze Terrestri della
Federazione Russa. Rappresenta la sua vecchia vita, una vita che non esiste più
e che lui stesso ha contribuito a distruggere. I rimpianti non servono a nulla,
pensa e dopo essersi infilato l’elmo si chiude la porta alle spalle.
Raggiunge
la palestra dove Dinamo Cremisi e Powersurge sono impegnati in un combattimento
simulato mentre Soyuz registra tutti i dati.
<<Non hai combinato
molto contro l’Armiya Krasnyy ieri.>> lo rimprovera Airstrike entrando.
-La
logica suggeriva che contro avversari così potenti qualunque resistenza fosse
inutile.- si
giustifica l’androide.
<<Ti hanno ricostruito troppo bene.>> ribatte Shatalov <<Non esiste solo la logica. A volte bisogna gettarla alle ortiche
ed usare il cuore ed il fegato, combattere anche quando la sconfitta sembra
certa.>>
-Temo di non capire.-
<<E proprio questo è il problema.>>
-Fai il filosofo adesso, Valentin Vladimirovitch?-
Sulla
soglia è apparsa Stella Nera fiancheggiata da Esper e dal Guardiano Rosso. C’è
qualcosa nel suo sguardo che fa scorrere un brivido lungo la schiena di
Airstrike, qualcosa di veramente inquietante.
<<Cosa vuoi,
Ekaterina Aleksandrovna?>> le chiede con freddezza e diffidenza.
-Questo è il mio gruppo.- replica Katrina Bulikova
-E da oggi lo sarà del tutto.-
<<Che intendi,
dire?>>
-È quello che vorrei sapere anch’io.- aggiunge una
voce d’uomo.
Tutti
si volgono verso l’ingresso e vedono entrare Alexei Vazhin e Svetlana Koslova.
Stella Nera sorride.
-Ah, Alexei Mikhailovitch, mancavi solo tu. Grazie
per averlo portato qui, Sveta. Ti dispiace bloccarlo, tesoro?-
Svetlana
estrae la sua pistola e la punta alla tempia destra di Vazhin.
-Mi dispiace, Alyosha, ma devo obbedirle.-
-Brava ragazza.- commenta divertita Katrina -Alexi,
caro, ti spiace accertarti che non abbia pistole o altre armi nascoste?
Dopotutto il Compagno Vazhin è pur sempre la miglior spia di questa nazione,
meglio accertarsi che non abbia sorprese, non che potrebbe comunque impedire
ciò che accadrà.-
Il
Guardiano Rosso esegue l’ordine senza alcuna esitazione.
-Perché lo fai, Alexi Alanovitch?- gli chiede Vazhin
-Perché le obbedisci come un cagnolino?-
Non
c’è risposta. Vazhin china il capo. Qualunque cosa stia succedendo, c’è molto
più di quel che sembra in questa storia.
In
quel momento Powersurge spara una scarica del suo raggio contro la Dinamo
Cremisi prendendola di sorpresa e abbattendola.
-Ben fatto, Milos.- gli dice Katrina mentre l’ex
Unicorno si posiziona accanto a lei.
<<Che cosa hai
fatto, Masaryk?>> esclama
Airstrike.
-Ha solo obbedito ad un ordine che gli ho trasmesso
grazie alla mia piccola Lenka.- risponde Stella Nera indicando con un cenno del
capo Elena Ivanova -Anche lui è uno dei miei servi fedeli. Solo tu, Vazhin e
quell’ottuso di Bullsky siete riusciti a resistermi, ma poco importa, perché
ormai, ammesso che poteste davvero farlo, non potrete comunque impedire quel
che deve accadere.-
Mentre
la ragazza parla, i suoi occhi mutano diventando due pozze nere senza iridi ed
un’improvvisa consapevolezza colpisce Vazhin.
-Tu non sei Katrina Aleksandrovna Bulikova!- esclama
-Chi sei davvero?-
Stella
Nera sorride sinistramente e contemporaneamente muta diventando un essere
completamente nero e senza lineamenti mentre risponde:
-Hai ragione, Alexei Mikhailovitch, io non sono
Katrina, la povera Katrina è morta da tempo ormai. Io sono molto di più di
una semplice umana: io sono la Forza Oscura!-
Uno schiocco
di dita e la realtà intorno a loro cessa di esistere.
4.
Alexi
Alanovitch Shostakov ha sempre voluto il bene del suo paese. Per quello stesso
bene ha rinunciato alla sua stessa vita sia in senso metaforico che in senso
quasi letterale. Ha rinunciato ad una brillante carriera militare, ad una
moglie che adorava, sempre convinto di fare la cosa giusta, poi ha scoperto di
essere stato ingannato e manipolato, che si stavano servendo di lui per tradire
gli ideali in cui credeva, in cui crede ancora, e si è ribellato rimettendoci
quasi la vita [34]
Aveva
giurato a se stesso che non sarebbe accaduto mai più, ma ancora una volta si è
sbagliato: in qualche modo Katrina Bulikova ne ha piegato la volontà rendendolo
un suo burattino.
Quando
lei è improvvisamente entrata nel suo alloggio accompagnata da Esper, lo ha
guardato, ha sorriso ed ha detto:
-Seguimi, Alexi.-
E
lui non ha fatto domande: l’ha semplicemente seguita esattamente come ha detto
Vazhin, come un cagnolino ubbidiente.
Ed
è questo a fargli più male mentre precipita assieme ai suoi compagni in una
sorta di pozzo senza fondo: la consapevolezza di non essere stato all’altezza
del suo ruolo, di aver fallito.
Un’altra
città, un’altra nazione e un’altra Stella Nera. Nella sua identità di Ljudmyla Petrenko, impiegata di origine ucraina
della sede di Francoforte della Fondazione Xavier, Laynia Petrovna ha da poco
terminato un’ordinaria giornata di lavoro e deve ammettere con se stessa che le
piace questa cosiddetta vita normale. Capisce perché molti supereroi americani
usino un’identità segreta.
Sta
per uscire dalla stanza quando si ferma di colpo. Ha percepito qualcosa: una sorta
di frattura, non le viene in mente un termine migliore, nella Forza Oscura che
è la fonte del suo potere.
Mentre
riflette, la stanza si deforma e il pavimento si spalanca e l’inghiotte. Laynia
precipita in quello che sembra un vuoto senza fine.
Mentre
cade si accorge di due cose: la prima è che i suoi vestiti sono mutati nel suo
costume di Stella Nera e la seconda è che a precipitare con lei ci sono anche i
suoi compagni e poco più distanti anche i membri di quella che lei ha
soprannominato Guardia d’Inverno Oscura.
Chi
ha il potere di fare tutto questo? La risposta le giunge mentre la caduta
rallenta e sotto i suoi occhi si forma un vero e proprio scenario da incubo,
In
piedi su una specie di planetoide sta una donna il cui corpo è interamente composto
di Forza Oscura. Laynia non ha bisogno di vederne il volto per capire che un
tempo quella era Katrina Bulikova ma non è lei a preoccuparla, bensì l’essere
che la sovrasta, uno che Laynia sperava di non rivedere mai più.
L’essere
che diceva di essere Katrina Bulikova fa un sorriso maligno mentre guarda i
presenti.
-È giusto che siate qui
a testimoniare il prossimo avvento del mio Oscuro Signore, voi che l’avete
ostacolato in passato e voi che inconsapevolmente ne avete favorito la
rinascita.- dice.
<<Ma cosa sta
succedendo ?>> chiede un
perplesso Boris Bullsky.
<<Vorrei saperlo
anch’io.>> ribatte Valentin
Shatalov <<Ho la netta sensazione che tutte le risposte le abbia quel
gigante dal cranio di fiamma.>>
-E così è, mortale.- risponde l’essere in questione.
<<Tanto per
cominciare: chi sei?>> gli chiede
Airstrike.
È
Laynia a rispondere:
-Uno degli esseri più spaventosamente malvagi che
abbia mai conosciuto: il Terribile DORMAMMU!-
CONTINUA E FINISCE SU THE OTHERS #50
NOTE DELL’AUTORE
Sinceramente
non saprei cosa dire che già non sia spiegato nella storia stessa e nelle
innumerevoli note di chiusura. Su The Others #50 saranno chiuse tutte le trame
che ci hanno accompagnato finora, prometto.
Carlo
[1] Capitale dell’omonimo
Land e dell’intera Repubblica Federale Tedesca per voi ignorarti in geografia.
-_^
[3] Un’eternità fa su Journey into Mystery #123/124
(in Italia su Thor, Corno, #24/24).
[4] Non diteci che vi siete persi The Others #40/44,
il nostro orgoglio ne soffrirebbe.
[5] Nell’intervallo tra The Others #48 e 49.
[6] Ne saprete di più in prossimi episodi di
Vendicatori Segreti.
[7] Federal'naya Sluzhba Bezopasnosti.
[8] Su Vendicatori Segreti
#29.
[9] Yelena Kostantinovna
Belova, la Vedova Nera” ufficiale”.
[10] Visto nel finale di
Vendicatori Segreti #29.
[11] L’Esercito dei Rossi in
Russo.
[12] Glavnoye Razvedyvatel'noye Upravleniye. Direzione Principale Informazioni, il
servizio segreto militare russo.
[13] Ovvero Epsilon Red e
Omega Red per voi anglofili. -_^
[14] Yuri Stalyenko, già vice
direttore del G.R.U., attualmente in carcere
per alto tradimento.
[15] Su The
Others #24.
[16] Su The
Others #43.
[17] Su The Others #33.
[18] Vezzeggiativi
rispettivamente di Mikhail e Ilya,
[19] Su The
Others #44.
[20] Patria in
Russo
[21] Guardia d’Inverno in
Tedesco se non l’avevate capito.
[22] In Italiano tradotto
come La Volta.
[23] Armiya Krasnyy in Alfabeto Cirillico.
[24] Sluzhba Vneshney Razvedki, Servizio Informazioni dall’Estero.
[25] Su Marvel Knights #61.
[26] Una squadra del
cosiddetto Teschio Rosso Comunista su Marvel Knights #88.
[27] Negli episodi #41/44.
[28] Nell’epico crossover
visto su Vendicatori #99/100, Vendicatori Costa Ovest #37 e Avengers Icons #45.
[29] Chi sarà mai questo
mentore? Provate ad indovinare. -_^
[30] Su X-Men MIT #31/34.
[31] Diminutivo affettuoso di
Vladimir.
[32] Diminutivo di
Alexei/Alexi.
[33] Ovvero
Scott Summers alias Ciclope.
[34] Un resoconto
necessariamente sintetico ed impreciso di eventi narrati Su Avengers Vol. 1°
#43/44 (In Italia su Thor, Corno, #51/53).